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Buon giorno, Euro. Benvenuto! Sei arrivato come un personaggio atteso, e già famoso ancor prima di entrare in scena. Di applausi ne stai ricevendo tanti, quanti la nostra vecchia “liretta”, al suo esordio non avrebbe neppure osato immaginare. L’hai mandata via, con garbo, ma senza neppure tanti convenevoli. Le hai concesso ancora un piccolo spazio affinché il congedo definitivo dalla gente fosse il più soft possibile, ma dal 1° gennaio 1999, ossia dagli accordi di Maastricht in poi, la tua avanzata è stata decisa e puntuale. Dal 1° marzo 2002 sarai l’unica regina degli scambi non solo per gli italiani, ma per i cittadini di altri undici paesi europei che hanno aderito all’unione. Hai segnato una tappa epocale che non è rivoluzionaria, in quanto non improvvisa, ma ancor più importante e profonda perché da tempo auspicata ed oggi voluta nella progressiva consapevolezza che l’Europa non è soltanto una espressione geografica o semplicemente l’idea di qualche filosofo o una corrente di pensiero più o meno illuminata. Sei apparso sotto i riflettori alla ribalta, salutato dagli inni nazionali dei paesi che ti hanno adottato e dal nuovo inno europeo: non sono soltanto squilli di tromba e rulli di tamburi; è il consenso ufficiale che viene riconosciuto quale sovrano chiamato a regolare i rapporti commerciali ed economici - ma non solo quelli - tra i sudditi di tante Nazioni. Gli italiani sono i più entusiasti tra i consociati, non solo per quel pizzico di ottimismo a cui non intendono mai rinunciare e che li distingue dagli altri partner, ma per quella tradizione culturale e filosofica che da secoli si accompagna al nostro pensiero e costituisce ormai un “habitus” che dall’idealismo greco al pragmatismo latino è penetrato lentamente nelle coscienze. E’ per questo che per noi sei ancora più importante! Non sei solo la moneta unica di tanti Paesi, ma l’idea di una nuova Europa: quell’idea che fu la scintilla vitale del pensiero di grandi maestri e che ci fu adombrata tra i banchi di scuola come una speranza per una meta ancora più grande e profonda, oltre le leggi dell’economia e del mercato. Sappiamo bene che le intese economiche sono un presupposto essenziale per la nascita di rapporti più ampi e più solidi, e per questo, quasi inconsciamente, vogliamo vedere nel tuo avvento la possibilità che quella speranza, tante volte riposta nel cassetto, tante volte riaccarezzata, possa assumere elementi tangibili di concretezza. Ma sarà veramente possibile? Non sono soltanto questi i dubbi e gli interrogativi che tutti in qualche modo ci poniamo. Siamo certamente ottimisti, ma vorremmo già, scrutando il futuro, sapere tante cose, poter rispondere a tante domande. Cosa e dove ci porterai? Sembriamo tanti passeggeri che interrogano il venditore di almanacchi come nel “dialogo” di leopardiana memoria. “Come sarà l’anno nuovo?” era la domanda di allora, “cosa cambierà negli anni prossimi?” E’ la nostra domanda di oggi: la stessa ansia di conoscenza, un po’ ingenua ed esistenziale, che accompagna sempre la vita dell’uomo nel corso delle generazioni. Il tuo ingresso in scena è epocale, soprattutto perché legato a tante domande sul nostro immediato futuro e su quello dei nostri figli e delle generazioni che verranno. Vogliamo sapere, vogliamo riflettere, vogliamo discuterne. Sicuramente sarai portatore di nuova ricchezza, ma quali saranno gli effetti? Come si distribuirà l’aggiunto benessere? Godremo tutti di una economia più forte? O diventeranno più ricchi i paesi più ricchi e le regioni più povere ancora più povere? Quale sarà il rapporto con la storia della vecchia Europa? Di continuità o di rottura? Sarà determinante “pensare” in modo europeo. Certamente l’unione dovrà essere uno spazio in cui tutte le nazionalità avranno più diritto di cittadinanza e le diversità potranno esprimersi al meglio, quale patrimonio culturale e principale ricchezza del vecchio Continente. Tante dubbiose riflessioni non ci consentono di accettarti a scatola chiusa, pervasi soltanto di entusiastico ottimismo. Abbiamo bisogno di metabolizzare il significato della tua comparsa e verificare quale potrà essere la reazione degli altri attori sulla scena. Sei ormai diventato protagonista assoluto, la commedia della vita però non accetta - lo sai - mattatori indiscussi e qualche prova devi pure concederla. L’introduzione di un’unica moneta si basa su un accordo tra paesi retti da economie di livelli alquanto differenziati per cui un’altra domanda sorge spontanea: “l’Unione che si va delineando sarà l’Europa dei capitali e l’Europa dei popoli?” Di fronte a queste e tante altre domande potresti essere tentato di lavartene le mani replicando che il problema non ti riguarda, dal momento che il tuo compito sarà di natura economica e non politica. Ma diresti una menzogna sapendo di mentire, perché nessuno più di te sa quanto sia inscindibile la sinergia tra politica ed economia, e quanto realmente pesi questa dicotomia nella formazione della nuova Europa. Su queste tematiche anche la scuola si interroga, e guai se non si interrogasse, perché a sua volta ha il dovere di dare risposte a migliaia di giovani. E se è vero che nessuno è in grado in questo momento di fornire certezze, perché il futuro dipenderà dal modo come i dodici paesi membri affronteranno le questioni sul tappeto, è altrettanto vero che una valutazione delle prospettive è improcrastinabile. Le strategie per discuterne insieme possono essere varie e molteplici. Il Liceo “Città di Piero” ha scelto quella più idonea a coinvolgere tutto il territorio: con le altre scuole della Valtiberina siamo qui, nel bel teatro del Convitto “Regina Elena”, per un convegno sui nuovi scenari che il tuo avvento ci propone. Non sarà certamente l’unica occasione in cui si parlerà di te, anzi sarai citato in tutte le salse, a scuola come nel territorio, e sei già sui libri di testo. Sei il protagonista del momento storico e vogliamo conoscerti più da vicino. Benvenuto Euro, E tanti auguri per il tuo... nostro futuro!
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