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L'euro dietro le quinte: significato di un simbolo

L'euro è stato il grande protagonista della fine del XX secolo in Europa. La creazione di una moneta unica per i paesi aderenti all'Unione europea è un fatto epocale, non tanto perché giunge a concludere un processo di integrazione economica e monetaria partito con la nascita della cooperazione monetaria europea nel maggio 1964, quanto perché esso è andato a incidere concretamente nei comportamenti quotidiani dei cittadini dell'Unione. Questi ultimi si trovano attualmente a condividere e a utilizzare non una virtuale "unità di conto" - quale era l'Ecu, che era escluso dalla circolazione - bensì una moneta cartacea e metallica, garantita da un complesso sistema di collaborazione tra le Banche centrali europee e gestita da un organo sovranazionale e indipendente dai governi - la Banca centrale europea - che assume su di sé varie funzioni delle differenti Banche centrali nazionali. La Banca centrale europea (Bce) e le Banche centrali nazionali formano insieme il Sistema europeo delle banche centrali (Sebc). Il compito principale della Banca centrale europea è quello di definire e gestire la politica monetaria della Comunità, con il fine primario di assicurare la stabilità dei prezzi.
Il percorso che ha portato alla nascita della moneta unica è stato segnato da una serie di stop and go, conseguenza anche delle tensioni economiche internazionali culminate, nel 1974, con la prima crisi petrolifera. Dopo la fine della guerra un abbozzo di sistema monetario internazionale era rappresentato dagli accordi Bretton Woods (1944), che avevano alle spalle la leadership degli Stati Uniti e l'azione del Fondo monetario internazionale come regolatore della stabilità delle monete e dei cambi. La nascita della Comunità economica europea poneva le premesse per un'unione monetaria più stretta tra i paesi partecipanti, i primi "sei" (Italia, Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo). Alla fine degli anni '60, i sei paesi della Comunità economica europea avevano infatti incaricato un gruppo di lavoro presieduto da Pierre Werner di elaborare un piano di unione monetaria. Il piano venne presentato nel 1970 e, sebbene non dicesse nulla sulla politica monetaria da seguire concretamente, era incentrato soprattutto sulla stabilità del sistema dei cambi; veniva inoltre indicato nel 1980 l'anno di attuazione di un'unione monetaria completa. 
La scadenza non poté essere osservata, soprattutto per le tensioni economiche seguite alla crisi energetica del 1974, con l'enorme aumento del prezzo del petrolio, ma tuttavia venne dato l'avvio a un sistema di fluttuazione controllata dei cambi, detto anche "serpente monetario" (1972) perché le variazioni dei cambi nella rappresentazione grafica ricordavano il profilo di un serpente. Strada facendo alcuni dei partecipanti al serpente si persero per strada: del gruppo fondatore (Germania, Francia, Belgio, Italia, Olanda, Norvegia, Danimarca e Gran Bretagna) nel 1978 restavano solo la Germania, i paesi del Benelux e la Danimarca. 
Si doveva attendere l'iniziativa franco-tedesca del 1978, di creare il Sistema monetario europeo, per avere l'Ecu (Unità di conto europea) intesa come moneta il cui valore era la media ponderata dei valori di tutte le monete partecipanti (Germania, Francia, Italia, Irlanda, Belgio, Olanda e Danimarca). Era facile il gioco di parole a riguardo: in francese ecu significa sia scudo sia moneta aurea o d'argento, e l'obiettivo pareva per il momento infatti essere più protettivo che aggressivo: stabilendo un margine di oscillazione nei cambi del +/- 2,25 rispetto a una "parità centrale", si tendeva a limitare le pressioni inflazionistiche e speculative e a raggiungere l'obiettivo della stabilità monetaria. Chi ha tratto notevoli benefici dal Sistema monetario europeo è stata la Bundesbank, che ha visto aumentare il potere del marco; nondimeno, la prospettiva della libera circolazione dei capitali, dei servizi e delle persone, richiedeva una cornice istituzionale per rendere veramente vitale il sistema e, soprattutto, per evitare che il Sistema monetario europeo si identificasse alla lunga con la Banca centrale tedesca. La soluzione venne trovata da Delors, che presiedette una Commissione composta dai dodici governatori delle banche centrali europee (siamo nel 1989) e da tre esperti esterni. Le conclusioni del Comitato Delors sono state poi recepite dal Trattato di Maastricht e hanno portato alla nascita del Sistema europeo delle banche centrali e della Banca centrale europea.
La Bce e il Sebc hanno quindi origine dall'avvio della "prima fase" dell'Unione economica e monetaria, il 1° luglio 1990, quando ogni restrizione ai movimenti di capitali all'interno dell'Unione venne eliminata e si stabilirono collegamenti molto più stretti tra i governatori delle Banche centrali nazionali, riuniti in un Comitato dei governatori. Con la firma del Trattato dell'Unione europea a Maastricht, vennero così creati gli statuti della Banca centrale europea, del Sebc e di un terzo organismo, temporaneo, che era l'Istituto monetario europeo (Ime). Tale Istituto, sorto ufficialmente il 1° gennaio 1994, ha avuto il compito di preparare il terreno al pieno funzionamento della Bce. Con la nascita dell'Ime si avviava la seconda fase dell'Unione economica e monetaria (Uem). 
L'Ime non ha soltanto permesso il sorgere della Bce con solide basi organizzative e logistiche; tra le altre cose, è stato anche il curatore ufficiale dell'aspetto delle nuove banconote e monete che sono entrate in circolazione il 1° gennaio di quest'anno. Accanto a questa funzione di public relations, l'Ime ha anche approntato una serie di strumenti conoscitivi, tra i quali va segnalato il "Rapporto sulla convergenza" nel marzo 1998. Con tale rapporto, previsto dall'art. 109j del Trattato di Maastricht, venivano analizzati nel dettaglio i progressi effettuati dai paesi membri in vista della partecipazione alla moneta unica. Tale analisi veniva effettuata anche per i tre paesi che hanno poi deciso di non partecipare alla terza fase dell'Uem: Regno Unito, Danimarca e Svezia.
Dopo avere fissato nel maggio 1998 i cambi tra le monete europee e l'euro in maniera irrevocabile (per l'Italia, 1 € = 1.936,27 lire), gli undici paesi che avrebbero partecipato alla terza fase dell'Uem (Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna più la Grecia, che si è aggiunta al gruppo nel gennaio 2001) hanno nominato i componenti degli organi esecutivi della Bce, che si troveranno a guidare il Sebc. Tali organi sono: il Consiglio direttivo, la Commissione esecutiva e il Consiglio generale. 
Il Consiglio direttivo è la mente del Sistema bancario europeo comune. Esso è composto dai sei membri della Commissione esecutiva e dai governatori delle Banche centrali nazionali (ovviamente solo quelle degli undici paesi partecipanti alla moneta unica), e ha il compito di definire le linee generali della politica monetaria del Sebc, compresa la gestione delle riserve, la definizione dei tassi di interesse, gli obiettivi di politica monetaria a medio termine. Può inoltre delegare funzioni alla Commissione esecutiva. Quest'ultima è invece il braccio operativo del Consiglio. Composta da un presidente, un vicepresidente e quattro membri tra i quali l'italiano Tommaso Padoa-Schioppa, ha il compito di dare attuazione concreta alle direttive stabilite dal Consiglio direttivo, se necessario intervenendo direttamente sulle Banche centrali nazionali. I suoi membri sono nominati a livello di Consiglio europeo, dopo avere ascoltato il parere del Parlamento europeo e del Consiglio direttivo.
Infine il terzo organo, il Consiglio generale, riunisce il presidente e il vicepresidente della Commissione esecutiva (gli altri quattro membri della Commissione possono partecipare alle riunioni del Consiglio generale, ma senza diritto di voto) e i governatori di tutte le Banche centrali dell'Unione, sia di quei paesi che partecipano alla terza fase dell'Uem e della moneta unica, sia di quei paesi che si sono chiamati fuori per decisione autonoma o perché non rientravano nei parametri del Trattato di Maastricht. Si tratta insomma di un Consiglio direttivo allargato, ma con poteri più limitati.
Proprio per questa presenza "anomala" al suo interno, il Consiglio generale ha infatti meno poteri degli altri due organi della Bce, ma in ogni caso sarà l'organo deputato a decidere le condizioni alle quali i paesi ritardatari potranno entrare a far parte della moneta unica. 
La Bce, come ogni banca, nasce con un capitale iniziale e con riserve in valuta "straniera". Il capitale è stato stabilito in cinque miliardi di euro (poco meno di 10.000 miliardi di lire italiane), ed è sottoscritto solo dalle Banche centrali nazionali nelle seguenti proporzioni: la Banca centrale tedesca detiene il 24,4% del capitale, la Banca di Francia il 16,8, la Banca d'Italia il 14,9 e a seguire tutti gli altri nove paesi, per una percentuale complessiva del 78,9% del capitale totale. Gli altri tre paesi che ancora non fanno parte del "gruppo euro", si spartiscono il restante 21% del capitale (la Gran Bretagna da sola sottoscrive il 14,7%, una percentuale comunque lievemente inferiore a quella dell'Italia). La differenza fondamentale è però che mentre i paesi "euro" versano completamente la loro quota di capitale, i tre paesi "non euro" sono tenuti a versare solo il 5% della loro sottoscrizione, inteso a coprire le spese operative per la loro partecipazione in alcune attività del Sebc (ad esempio, la presenza nel Consiglio generale). Per questo motivo, il capitale effettivo della Bce alla sua nascita risulta essere inferiore ai cinque miliardi di euro previsti, e corrisponde invece a poco più di 4 miliardi.
Come si è visto, la Germania è il paese più coinvolto nell'operazione del passaggio dalle monete nazionali alla moneta unica, e anche per questo motivo, per il ruolo di guida che l'economia tedesca e il vecchio marco hanno avuto e hanno nel processo di consolidamento dell'Unione economica e monetaria, la sede della Bce è in Germania, a Francoforte (la medesima sede del predecessore Ime), unico caso nel panorama delle istituzioni dell'Unione europea, che si dividono altrimenti tra Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo.
Dall'euro non si torna indietro; dire questo pare forse una banalità, ma si è trattato di en passo decisivo nell'avvicinamento dei vari paesi dell'Unione europea attraverso la creazione di un punto di riferimento comune, un elemento del vivere quotidiano che parla europeo, e per giunta un elemento che implica una necessaria armonizzazione delle politiche economiche dei paesi di "eurolandia". Infatti, moneta unica significa unica politica economica e, in necessaria prospettiva, unità politica effettiva. Se tale unità si avrà nella forma federale (gli Stati Uniti d'Europa) o in altre forme ancora da inventare, questo lo sta decidendo la Convenzione sul futuro politico dell'Europa, che terminerà i suoi lavori nel marzo 2003; importante è cominciare sin da ora a pensare in maniera "europea", concretamente. L'Unione Europea sta diventando la nostra nuova patria: sta a noi fare sì che tale patria non si risolva in un superstato, arrogante ed esigente quanto e più dei vecchi stati nazionalisti che hanno, con il loro fallimento nel 1945, sancito la nascita delle prime forme di integrazione europea. La nuova Unione politica deve essere uno spazio di libertà e di confronto, dove le diverse nazionalità abbiano diritto di cittadinanza e possano esprimere le loro diversità: la cosa che in definitiva, anche oggi e forse mai come oggi, rappresenta il patrimonio di ricchezza principale del "vecchio continente".

Relazione di GIOVANI
Piero S. Graglia
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