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Le imprese di fronte alla moneta unica


L'INTRODUZIONE DELL'EURO NELLA REALTÀ ECONOMICA ARETINA
rischi e opportunità.

E dunque siamo entrati nell'era della Moneta Unica Europea, quell'"EURO"di cui in questi giorni si sta molto dibattendo anche negli ambienti economici e culturali aretini.
Dalla firma del Trattato di Roma, da quel lontano 25 marzo 1957, il processo di integrazione europea è andato avanti, fino a delineare scenari che comprendono anche aspetti politici, nella prospettiva di comporre quell'Europa dei cittadini che farebbe divenire realtà quella che fu definita l'utopia di Schuman e De Gasperi.
Al di là di quello che ci riserva il futuro, resta il fatto che finora l'economia, attraverso le tappe dell'Unione Doganale (1968), dello SME (1972), del Sistema Monetario Europeo (1979), della prima elezione del Parlamento Europeo (1979), del Trattato di Maastricht (1992), della nascita del Mercati Unico Europeo (1993) del Vertice di Madrid (1995), ha permesso un concreto raggiungimento degli obiettivi che i Quindici Paesi dell'Unione Europea si sono dati per la creazione di un'unica grande entità, integrata a tutti i livelli.
Questo, forse perché la trattazione delle problematiche economiche risulta essere più facile e immediata di quella politica, e sicuramente l'introduzione della moneta unica europea ne rappresenta un valido esempio.
Oggi, a ragione, si fa un gran parlare della moneta unica europea, l'EURO, proprio perché attraverso l'introduzione di un'unica valuta si tenterà di integrare tra loro le economie dei Paesi membri dell'Unione.
Allo stesso tempo verranno consolidati i medesimi criteri di misura e valutazione (criteri di convergenza), con la fissazione di regole uguali per tutti che faranno ben funzionare il mercato unico europeo.
Molti sono sempre più convinti che l'introduzione dell'EURO promuoverà la competitività delle imprese europee, collocando l'Europa in una posizione molto più forte rispetto agli Stati Uniti d'America, favorirà gli investimenti ed in ultima analisi migliorerà la situazione occupazionale.
Si ritiene inoltre che l'uso dell'EURO si diffonderà rapidamente a livello mondiale in misura proporzionale agli scambi esterni dell'Unione Europea, la quale si colloca già al primo posto nel mondo.
Una siffatta evoluzione contribuirà alla sostituzione indolore e naturale di tutte le monete dell'Unione con l'EURO a fini di fatturazione, riducendo i rischi connessi ai cambi.
Certo è che il cambiamento, cioè l'introduzione dell'EURO riguarda tutti da vicino: le imprese, le banche, i sistemi informativi, le pubbliche amministrazioni, le famiglie, i consumatori in generale.
E' indubbio che con l'introduzione dell'EURO, il mercato europeo sarà "più trasparente" e cioè le imprese dovranno tener conto dell'aumento della concorrenza e delle caratteristiche della competitività aziendale, del venir meno della "svalutazione competitiva" e del doveroso rafforzamento della funzione finanziaria aziendale.
Ed è proprio la funzione finanziaria che trarrà maggior beneficio dalla moneta unica, in primo luogo dall'eliminazione del rischio di cambio tra i Paesi partecipanti; poi dalla riduzione dei tassi di interesse italiani per effetto del processo di convergenza; dalla maggior trasparenza dei mercati finanziari; dalla sensibile riduzione dei costi relativi ad operazioni di conversione o transazioni in valuta e dalla riduzione del numero di conti bancari.
Le imprese tuttavia hanno già dovuto affrontare tutta una serie di problemi derivanti dall'introduzione dell'EURO e dovranno seguire molti altri passaggi: dall'adeguamento delle strutture aziendali in termini di sistemi informativi agli aspetti giuridici ed operazioni amministrative; dalla gestione di cassa alle procedure di consolidamento ai sistemi di rendicontazione, alla trasparenza dei prezzi dei prodotti.
Altri aspetti critici legati all'introduzione della moneta unica sono rappresentati dallo scarso sviluppo della funzione finanziaria non sempre adeguatamente sviluppata all'interno di molte imprese e dalla ancora scarsa efficienza del sistema bancario italiano che, almeno in una prima fase iniziale, potrebbe "scaricare" sulla clientela i costi aggiuntivi venutisi a creare per la nuova unità monetaria.
I prossimi mesi, dunque, saranno quelli del radicamento dell'EURO, ormai lo sappiamo tutti, ma quale consapevolezza hanno i cittadini dei riflessi di questo processo ormai avviato sulla loro vita nell'ottica europea e locale?
Agli Imprenditori l'Euro convince, rappresenta la chiave di volta per il futuro e dunque si sentono protagonisti tra gli altri di un processo dal quale non potranno né vorranno sottrarsi.
Merita pertanto approfondire cosa significa per il sistema socio-economico locale essere nell'Euro, anche per rimuovere almeno in ambito territoriale punti di disinformazione e fornire indirizzi per capire a cosa questa moneta unica dovrebbe servire, che riflessi avrà sulla vita delle imprese, quali ne saranno i vantaggi, come cogliere le occasioni per la completa realizzazione di un disegno europeo non soltanto economico, ma ricco di prospettive ben più nobili, sociali e civili.
E' indubbio che da quel famoso 25 marzo 1957, con il Trattato di Roma, l'Europa ha condotto una sua guerra verso l'unificazione, attraverso una serie di armi pacifiche, fra le quali c'è anche l'Euro.
Armi pacifiche, ma non tanto, poichè hanno generato notevoli battaglie sulle pensioni, sulle monete, nel sociale, sulle normative, sulla lotta all'inflazione.
Armi pacifiche, come è ora l'Euro, ma poi, a ben guardare non tanto, poichè con essa si dovranno affrontare altre notevoli fase di competizione, come quella economica e sociale, per arrivare all'unificazione politica.
Abbiamo oltre 20 milioni di disoccupati nella comunità, per i quali si stanno ricercando soluzioni nella flessibilità, nei tagli alle spese improduttive, nelle politiche fiscali, nella lotta all'inflazione, nei tassi di interesse più bassi.
Ciò significa che, di fatto, si ritiene difficilissimo risolvere il problema della disoccupazione con questi interventi e si spera di trovare soluzioni camminando affiancati, ritenendo indispensabile, con la moneta unica a fare da collante e da fattore di verifica, coordinare le politiche economiche e sociali.
Ciò vuol dire, anche, che vi è da attendersi una vera e propria nuova "guerra", incruenta, ma che cagionerà comunque delle perdite.
Sarà come affrontare una partita di rugby, che si gioca a 15, fra titolari e riserve, una partita che probabilmente, come si esprime la stampa sportiva, si risolverà in una battaglia, in un gioco maschio, senza esclusione di colpi: una "battaglia" nella quale saremo tutti coinvolti.
La generazione imprenditoriale è fortunatamente preparata ad affrontare scenari nuovi e mutamenti:
-esiste nella società e nell'economia aretina una mentalità e un orientamento all'Euro;
-vi è la consapevolezza della criticità di questo passaggio e le imprese si sono preparate;
-è possibile che il sistema economico della nostra provincia realizzi l'aggancio all'Euro con successo, semmai occorre domandarsi dopo cosa accadrà.
Va detto subito che il "successo" di un territorio oggi sta nella capacità di saper gestire "sistemi complessi".
Questo significa, innanzi tutto, sforzarsi di capire il posizionamento attraverso indici che non siano soltanto quelli tradizionali, ma con una continua rilettura del localismo economico.
Poi occorre adeguare strumenti e strategie, rimettendo continuamente in discussione le organizzazioni, guardandosi incessantemente dentro e tentando di ricercare "la propria via al cambiamento":
-nel sistema delle aziende e nelle caratteristiche degli imprenditori, per mettere a punto il nuovo modello aretino.
-nella scala dei mercati, che indica come il fenomeno "globalizzazione" valga per poche aziende,mentre ormai gli orizzonti sovranazionali impongono la ricerca di nuove alleanze e di nuovi sbocchi.
-nella misura dell'orizzonte (istituzionale, programmatorio, delle infrastrutture, dei servizi) cui ancorare strategie di proiezione e obiettivi di investimento e decisione.
Il risultato rispetto a questi indicatori fa cogliere la forza vera delle economie e fa capire il loro effettivo inserimento nei processi che stanno cambiando la dinamica di questi anni.
Processi fra i quali si pone quello dell'integrazione europea, che comprende, a sua volta, l'introduzione dell'EURO.
In provincia di Arezzo operano 40.000 unità locali, con 110.000 addetti, che esprimono 6.500 miliardi di Valore Aggiunto, di cui 4.000 esportati, per il 40% nella C.E.E.
Il fenomeno "esportazione" interessa appena il 50% delle 1800 aziende manifatturiere rivolte al mercato sulle 6.000 esistenti. Le rimanenti sono terziste.
Ora, tra i diversi "controlli" cui si può sottoporre un'economia locale per coglierne il suo grado di adeguamento a questa nuova processualità di sviluppo, ve ne sono 5 particolarmente rivelatori.
A): La dinamica di evoluzione del reddito. 
B): L'evoluzione del sistema d'impresa.
C): L'importanza e le connotazioni delle infrastrutture.
D): Le attività terziarie.
E): Il Sistema Finanziario.
Il posizionamento dell'economia aretina rispetto ai cinque controlli indica che:
-vi è un'elevata capacità di produzione del reddito.
-il sistema d'impresa si evolve con una certa velocità, con notevole ricambio, ma in maniera ancora troppo frammentata.
-la modernizzazione infrastrutturale è insufficiente, con obiettivi più allo stato progettuale che operativo.
-l'intreccio con il terziario di qualità e con il turismo sta determinando solo da poco tempo i suoi frutti positivi.
-il sistema finanziario deve divenire più moderno e finalizzato allo sviluppo.
Il posizionamento è nel complesso buono, ma non eccessivamente dinamico.
Una prima risposta all'interrogativo se d'ora in avanti ce la faremo può essere data in base ai seguenti parametri di riferimento:
-arriviamo spesso in ritardo nei processi decisionali.
-la dimensione aziendale non cresce adeguatamente.
-il sistema manifatturiero resta troppo esposto alla concorrenza.
-siamo vivaci, creativi, ma scarsamente disposti a stare insieme.
Da questa configurazione discende che occorre distinguere due momenti del processo di integrazione, il primo dei quali si riferisce all'applicazione pratica del cambiamento che deriverà dall'introduzione dell'Euro, e il secondo attiene ai riflessi sul sistema socio-economico nel medio-lungo periodo.
Il mondo produttivo della provincia ha vissuto la fase di avvicinamento all'Euro come una sfida e un'opportunità, ben sapendo che è piena di rischi.
Sono infatti individuabili quattro fattori di richio, derivanti rispettivamente
-Dai ritardi del sistema locale;
-Dalle politiche comunitarie, soprattutto da quelle di accompagnamento;
-Dal possibile atteggiamento U.S.A.;
-Dai movimenti del Sud-Est Asiatico;
Vediamoli, in sequenza, questi rischi.
I rischi endogeni, per il nostro sistema locale, derivano dalla accresciuta consapevolezza dei limiti e dei ritardi strutturali e dal confronto fra la nostra realtà e i parametri di posizionamento sopra indicati.
Ad Arezzo e nella provincia fare impresa è ancora abbastanza difficile.
Il secondo ordine di problemi nasce dall'Europa stessa e risiede nella circostanza che aumenterà comunque, la competizione in ambito europeo.
Per l'Italia si potrebbero avere svantaggi di esportazione e stabilità inflattiva.
Arezzo e il suo sistema potrebbero entrare in difficoltà, atteso che il 50% delle aziende rivolte al mercato esporta almeno il 40% della propria produzione e che non è facile recuperare in Europa le quote di esportazione.
Inoltre alcuni settori portanti, come gli orafi e le calzature, non potranno più usufruire dell'ossigeno derivante dai riallineamenti e svalutazioni sia pure per il poco tempo concesso dal mercato.
Sempre parlando di Europa e delle politiche comunitarie, vi è poi il rischio, assolutamente concreto, che le scelte della politica territoriale nelle quali anche la provincia di Arezzo è direttamente coinvolta, come i S.E.L., i distretti, i Patti Territoriali e simili, di fatto si trasformino, anzichè in benefici e incentivi di base alle attività economiche, in fattori di penalizzazione e di distanziamento rispetto alle aree competitrici, se non verranno velocemente tradotti in programmi di investimento e di ammodernamento strutturale del sistema produttivo.
Ma vi sono altri rischi, fra i tanti altri, che vanno enucleati, in quanto particolarmente capaci di riflettersi sulla nostra peculiare struttura produttiva, si connettono al possibile atteggiamento degli U.S.A. verso l'Euro.
Pensiamo, ad esempio ad una politica commerciale U.S.A. più competitiva confronti dell'Europa, oppure a una politica giapponese, e più in generale a quella dei Paesi del Sud-Est Asiatico molto più aggressiva, per cui alcuni settori del nostro sistema nazionale e locale, se non si doteranno di strutture adeguate, essendo sempre più rivolti alla cosiddetta "delocalizzazione" funzionale o produttiva si troveranno a:
-scomparire, soprattutto nelle realtà minori;
-competere con crescente difficoltà nelle aree del dollaro;
-diventare marginale o subfornitore;
-divenire apparato produttivo delle multinazionali e/o delle maggiori aziende:
Parlando, ancora una volta, del settore orafo, sono disponibili dei dati impressionanti sulla dinamica della trasformazione del metallo prezioso in molti Paesi dell'Est e Sud Est asiatico, a cominciare dalla Cina.
Molti di questi Paesi si stanno dimostrando competitori pericolosissimi per le nostre produzioni.
Valutiamo ora i vantaggi connessi agli aspetti organizzativi e agli investimenti necessari per affrontare il cambiamento, per poi esaminare gli strumenti e le condizioni perchè il processo di introduzione dell'Euro si trasformi in un momento più nobile di civiltà europea e di sviluppo complessivo.
I vantaggi derivano dall'atteggiamento a "sentirsi europei" (e questo in massima parte nel settore produttivo avviene), ma anche dalla esigenza conseguente di "pensare europeo" e di "agire europeo" e questo passaggio si consegue soltanto se il sistema economico aretino sarà capace di aumentare la competitività.
Per interi settori questo risultato si potrà tra l'altro ottenere diventando "price makers", cioè imponendo il prezzo e non subendolo dall'esterno.
L'aumento di competitività, nei settori esposti alla concorrenza, come tutti i manifatturieri locali, dovrà essere accompagnato da:
-maggiore trasparenza:
-emersione del sommerso, a costi accettabili;
-crescita della qualità e della certificazione, anche dei bilanci aziendali; 
-adeguamento normativo (pensiamo alla revisione della Legge 46 per il settore Orafo) e efficienza di sistema-paese, che dovrebbe essere scontata, ma che è ancora ben lungi dall'essere compiuta.
Gli strumenti per il settore produttivo.
Oltre alla stabilità socio-economica, che rappresenta il presupposto dello sviluppo, occorrerà:
-una appropriata fase informativa nei confronti delle imprese, parallela a quella che è partita con il Comitato Provinciale EURO;
-una fase di formazione continua dei sistemi aziendali per l'applicazione delle procedure.
-una stagione di nuovi investimenti che potrebbero portare nuova occupazione qualificata;
-impulsi di finanza innovativa che portino anche alla ricapitalizzazione delle imprese.
-una grande risposta del sistema fiscale locale e del sistema bancario nel suo complesso;
-una correlativa qualità della P.A. sempre più orientata al cliente in termini di economie esterne e servizi.
Per affrontare il passaggio all'Euro, occorre dunque marciare affiancati e fare squadra, adoperandosi per trasformare il localismo che ci sta stretto in area-sistema.
Tutto il sistema locale è chiamato sin da ora a agire all'unisono e con volontà armoniche per affrontare questo passaggio che è più che una sfida, è un passaggio obbligato di civiltà e di sviluppo economico, attraverso il quale tutte le imprese dovranno impegnarsi per tramutare un grande problema in una grande opportunità di crescita civile, sociale e politica che ci interessa tutti in quanto cittadini europei.

Introduzione di 
Albano Bragagni
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